Autorealizzazione: la Teoria dei Bisogni di Maslow
Abraham H. Maslow è spesso celebrato non solo come la grande fiaccola della psicologia umanistica, ma anche come il precursore della cosiddetta psicologia transpersonale.
Psicologia umanistica e Psicologia transpersonale
Queste sono attualmente definite la terza e la quarta forza nel mondo della psicologia, laddove la psicoanalisi e il cognitivismo sono rispettivamente considerate la prima e la seconda forza.
Tutto ciò non tanto per denotare una scala decrescente d’importanza dei loro quattro differenti paradigmi teorici e dei loro rispettivi metodi terapeutici, ma solo per denotare il periodo della loro nascita in ordine cronologico.
La Teoria dei Bisogni Umani
Un grande contributo dato da Maslow al mondo della psicologia, consiste nella formulazione della sua ben nota “Teoria dei Bisogni Umani”. Egli nella sua teoria, afferma che tutti gli esseri umani, se sufficientemente sani di mente, sono motivati nelle scelte della loro vita, da una vera e propria “gerarchia di bisogni”, che l’autore divide in:
- fondamentali
- personali
- transpersonali
La nostra capacità di gratificare oppure di frustrare questa scala di esigenze, determina inesorabilmente il livello di soddisfazione o d’insoddisfazione della nostra vita.
Di seguito, proverò a descrivere meglio, seguendo la categorizzazione di Maslow, sia i “bisogni fondamentali”, sia i “bisogni personali”. Mentre rimanderò la riflessione sui “bisogni transpersonali” ad un prossimo approfondimento.
Secondo l’autore, all’interno di ognuno di noi si creano una serie di bisogni, i quali stimolano delle vere e proprie tensioni, che a loro volta premono fino a quando i nostri bisogni non verranno soddisfatti.
Queste varie esigenze, che in qualche modo possiamo associare ai vari “istinti” di cui parla la psicoanalisi (conservazione, sessuale, aggregazione, autoaffermazione, conoscenza), sono state categorizzate da Maslow, per ordine d’importanza.
Bisogni fisiologici
Sono i bisogni del nostro corpo, gli appetiti in generale (fame, sete, sesso).
Si riferiscono agli sforzi automatici che il nostro corpo compie per mantenere uno stato costante e normale nel flusso sanguigno.
Se in noi mancano alcuni elementi tendiamo a sviluppare una fame degli elementi mancanti.
Bisogni di sicurezza
Soddisfatti i nostri bisogni fisiologici, emerge in noi un desiderio di stabilità, di protezione, di libertà dalla paura, di libertà dal timore e dal caos, di libertà dalla tirannide, un’esigenza di ordine, di legge, di limiti.
Nella nostra società l’adulto medio preferisce un mondo sicuro, ordinato, organizzato, predicibile, ben regolato dalle leggi e dalla giustizia. Un mondo su cui poter fare affidamento, in cui non accadano troppe cose pericolose, inaspettate, caotiche o incontrollabili.
Sentiamo inoltre il desiderio di un lavoro sicuro e protetto, di risparmi messi da parte per le eventuali emergenze, di assicurazioni varie (mediche, invalidità vecchiaia).
Di conseguenza la mancanza di un lavoro e dei mezzi materiali necessari al sostentamento della vita quotidiana, diventa inevitabilmente causa di grandi preoccupazioni per l’individuo singolo e per la famiglia.
Il “disadattamento lavorativo”
Il nostro bisogno di sicurezza frustrato dalla mancanza di lavoro, così come la difficoltà a mantenersi un lavoro stabile, sono entrambi un tema centrale nel trattamento terapeutico del cosiddetto “disadattamento lavorativo”.
In alcuni individui può accadere, che il nostro istintivo bisogno di sicurezza diventi eccessivo, come si osserva nel decorso di varie nevrosi, soprattutto di tipo fobico o ossessivo-compulsivo. In queste due forme d’ansia l’adulto inizia a percepirsi come se fosse un bambino insicuro e vulnerabile in un mondo pieno di pericoli e di disordini. Nelle fobie i vari pericoli ipotizzati, vengono accuratamente evitati, attraverso comportamenti difensivi di evitamento, che restringendo il nostro campo esplorativo, in teoria dovrebbero farci sentire al sicuro, ma in realtà non fanno che peggiorare la situazione. Nel disturbo ossessivo compulsivo i tanto temuti disordini vengono riordinati per mezzo di una serie di rituali compulsivi, che generalmente hanno o una funzione o espiatoria (lavare colpe del passato) oppure preventiva (tenere sotto controllo i potenziali pericoli degli eventi futuri).
Bisogni di appartenenza, di affetto e d’amore
Laddove i nostri bisogni fisiologici e quelli di sicurezza sono soddisfatti, sentiamo crescere in noi un bisogno d’amore, d’affetto e d’appartenenza.
Incominciamo a soffrire per la mancanza di amici, di un amante, di una moglie o marito, di una famiglia, di figli.
Sentiamo crescere il dolore della solitudine.
All’interno di noi stessi c’è una tendenza che ci spinge ad aggregarci, ad unirci agli altri, ad appartenere a qualcosa a qualcuno (territorio, clan, stirpe, classe, gang, colleghi di lavoro).
Sentiamo tutti un naturale bisogno d’unione con l’altro.
Il “disadattamento affettivo”
Il nostro comportamento sessuale, per mezzo del quale facciamo un’esperienza d’unione dei nostri corpi, non è determinato soltanto da esigenze fisiologiche, ma anche e soprattutto da esigenze di dare e ricevere amore.
Non a caso molti grandi teorici della psicopatologia umana, hanno posto la loro attenzione sulla frustrazione del bisogno d’amore come fatto fondamentale nella rappresentazione del “disadattamento affettivo”, le cui cause sono spesso legate a problemi di autostima, come cercherò di chiarire di seguito.
Bisogno di stima
La maggioranza degli esseri umani sente, non solo l’esigenza della propria autostima, ma anche il bisogno della stima da parte degli altri. La modulazione della nostra autostima è molto legata al nostro bisogno di adeguatezza, di padronanza, di competenza, di indipendenza e autonomia, e anche di libertà.
Di fatto queste sono le qualità che permettono agli individui di affrontare il mondo, in modo efficace e con un grado sufficiente di fiducia nelle proprie capacità di farcela. Il bisogno di stima da parte degli altri, nasce dal nostro desiderio di essere apprezzati.
È questo desiderio che il più delle volte ci spinge a costruire il nostro prestigio, la nostra buona reputazione, la nostra posizione sociale.
Quando questo bisogno viene mal gestito può creare dei problemi.
Uno smisurato desiderio d’approvazione può trasformarsi in una esagerata bramosia di fama e di gloria.
Da non trascurare anche il pericolo di far poggiare la nostra autostima sulle opinioni degli altri, piuttosto che sulle nostre reali capacità e competenze.
Come già accennato parlando del “disadattamento affettivo”, attualmente noi operatori della salute mentale riceviamo molte richieste d’aiuto, da parte di un numero crescente di pazienti che non riescono a crearsi e a mantenersi all’interno di una relazione amorosa stabile, a lungo termine, reciprocamente gratificante.
Molto spesso questa difficoltà può essere attribuita a problemi di autostima, ossia ad un’errata stima di se stessi.
Alcune esperienze traumatiche di rifiuto, di abbandono, di abuso fisico e verbale, di critica e derisione, soprattutto se reiterate nel tempo, spesso subite passivamente, ma soprattutto non elaborate correttamente, possono diminuire in modo dannoso la percezione del nostro valore come individui, facendoci sentire inconsciamente sporchi, indegni di essere amati.
Senso di inadeguatezza e complesso d’inferiorità
Questa percezione distorta del nostro valore conduce, in alcuni casi alla creazione di un senso di inadeguatezza, in altri ad un vero e proprio complesso d’inferiorità.
Per guarire da questa ferita, inconsciamente alcuni individui mascherano pericolosamente il loro senso d’inadeguatezza con un difensivo e compensatorio senso di superiorità, polarizzandosi sul versante opposto del difetto d’autostima, cioè nell’eccesso di autostima.
Malauguratamente, sia il difetto di autostima, sia l’eccesso di autostima, oltre ad essere due modi scorretti di autostimarsi, sono anche entrambi acerrimi nemici dell’amore.
Il difetto di autostima facendoci sentire indegni di essere amati, in alcuni casi può spingerci inconsapevolmente ad evitare la relazione stabile, in altri casi può indurci a mettere in campo alcuni comportamenti tendenti a sabotare la relazione amorosa.
Nel caso dell’eccesso d’autostima, il nostro ego tenderà a dilatarsi eccessivamente, con il rischio di non creare spazio sufficiente per l’altro. In effetti, quando siamo troppo occupati con noi stessi, non c’è spazio per nessuno nella nostra vita, fatta eccezione per noi stessi, e sporadicamente nel migliore dei casi per qualche applauditore di passaggio.
È molto importante sottolineare, che vari teorici della psicopatologia umana e le linee guida suggerite nei modelli terapeutici da loro creati, tendono a considerare il difetto di autostima come una delle principali cause della depressione.
Bisogno di autorealizzazione
Per autorealizzazione s’intende una tendenza insita in ogni individuo a realizzare le proprie potenzialità, sia dal punto di vista della maturazione emotiva e mentale, sia dal punto di vista comportamentale.
Maslow afferma, che una volta soddisfatti i vari bisogni fisiologici, sicurezza, amore e stima, l’individuo tenderà a sentirsi nuovamente frustrato e insoddisfatto.
“Se non sarà occupato a fare ciò che egli è adatto a fare […] Ciò che uno può essere deve esserlo […] Egli deve essere come la sua natura lo vuole […] Questo è il bisogno che possiamo chiamare di autorealizzazione”. (Abraham Maslow)
Qui si fa riferimento al bisogno insito in ogni individuo del proprio autocompimento, ossia quella tendenza insita in ogni essere umano ad attualizzare ciò che è potenziale.
Questa esigenza può essere meglio spiegata come il bisogno di un individuo di diventare sempre di più ciò che egli è realmente. Diventare tutto ciò che si è capaci di diventare.
Ovviamente la forma specifica che questi bisogni assumeranno, varia da individuo a individuo.
“Un musico deve fare musica, il pittore deve dipingere, un poeta deve scrivere, per poter essere definitivamente in pace con se stesso”. (Abraham Maslow)
La mancata autorealizzazione è spesso causa di grande sofferenza per molti individui ed è pertanto un tema molto centrale nei percorsi terapeutici. Molti pazienti decidono di intraprendere un percorso terapeutico proprio perché non si sentono realizzati nella sfera professionale o affettiva.
Per sentirci in pace con noi stessi, noi abbiamo bisogno di creare una corrispondenza tra le nostre inclinazioni naturali, le nostre passioni, i nostri interessi e le scelte che facciamo.
Per quanto riguarda la scelta della professione, alcuni individui non si sono mai né chiesti né tantomeno chiariti quale potrebbe essere il lavoro dei loro sogni. Altri ancora sanno esattamente quale professione vorrebbero esercitare, ma non si permettono di realizzarsi.
Un buon percorso terapeutico può migliorare in modo efficace, sia il recupero della nostra capacità di ascolto e comprensione dei nostri bisogni e desideri, sia la nostra capacità di fare le scelte necessarie alla nostra autorealizzazione.